Storia di quest'importante strada
La via di Monte Bardone che poi più tardi assumerà il nome di Francigena o Romea, nel settimo secolo stava ad indicare Mons Langobardorum, che per estensione topografica racchiudeva gran parte dell’appennino tosco-emiliano Monte dei Longobardi. Comunque Monte Bardone era anche il nome del passo, corrispondente all’attuale Cisa, passo già citato da Paolo Diacono nella Historia Langobardorum. Per i Longobardi l’uso del passo di monte Bardone fu una scelta obbligata, perché la strada romana che vi transitava era rimasta l’unica praticabile. Una volta utilizzato il passo, i longobardi, per inoltrarsi in territorio toscano senza avvicinarsi, come faceva la cassia consolare, alla zona rimasta in mano ai Bizantini, sfruttarono, dopo Lucca e l’attraversamento dell’Arno, il solco vallivo della Val d’Elsa, che portava a Siena. Più a sud le ampie vallate dell’Arbia e dell’Orcia non presentavano ostacoli di sorta per raggiungere la Valle del Paglia, e poi immettersi nella cassia consolare in prossimità del lago di Bolsena e giungere a Roma.
Tornando alla strada possiamo dire che in seguito sotto la dominazione Franca, la direttrice viaria del Monte Bardone assunse maggiore importanza : la strada dei Longobardi divenne quella dei Franchi : FRANCIGENA. La nuova denominazione è documentata già sin dal IX° secolo, in un contratto del 876, conservato al monastero di S.Salvatore in Abbadia; descrizione di un terreno che discende fino la strada Francisca. La strada acquistò maggiore importanza nel X° secolo, perché si accrebbe molto il flusso dei pellegrini provenienti dall’area francese e britannica, che giungevano in Italia valicando le Alpi al Gran S.Bernardo.
Una memoria fondamentale ci è stata lasciata dall’arcivescovo di Canterbury, Sigeric, che recatosi a Roma per ricevere il Pallium dal papa Giovanni XV°, nel viaggio di ritorno, anno 990, annotò le submansio, cioè le stazioni dove si fermava lungo la via Francigena. Tra queste S.Pietro in Paglia, forse individuato con Voltole ( Sigeric nomina “Sce Petir in pail” ma in realtà l’unico borgo con la devozione e un edificio sacro antico dedicato a S.Pietro Apostolo è Radicofani, ed a guardare bene il borgo di Radicofani si affaccia effettivamente nella Valle del Paglia), e Le Briccole, in val d’Orcia, vicino all’odierna Gallina. La strada transitava ai piedi di Radicofani lungo la valle del Paglia ed era collegata a Radicofani con un percorso esistente tutt’ora che risale dal podere Galico. Altro percorso coevo esisteva per il Castrum di Radicofani, attraversava il fiume Formone, risaliva il crinale calanchifero passando per i piccoli Borghi altomedievali di Reggiano, Mussona e Muliermala, arrivando poi a Radicofani, per scendere nella valle del Paglia e ricollegarsi all’altro tracciato presso il fiume Rigo. ( Radicofani e la Via Francigena – Renato Stopani ). Fondamentale è sapere che Radicofani è uno dei primi borghi del sud senese ad essere incastellato, già in un documento del 973 è ricordato come :”Radicofanum cum suo castro”, la posizione strategica eccezionale e la sicurezza delle sue fortificazioni giocarono molto sull’importanza che questo borgo assunse come tappa fondamentale lungo l’asse viario francigeno.
Nel 1153 avvenne un fatto importantissimo per Radicofani, metà del castello fu ceduto dall’Abbazia di S.Salvatore al papa Eugenio III° in locazione perpetua. L’interesse per Radicofani da parte del papato è evidentissimo, se già nell’anno successivo 1154, il papa Adriano IV° inizia una nuova fortificazione del castello. Il papato voleva portare sotto il controllo della chiesa il maggior numero di castelli sottraendoli al dominio dei signori locali. Erano i CASTRA SPAECIALIA, che rappresentavano nodi strategici, e centri amministrativi dove la chiesa sperimentava forme di gestione che assicurassero stabilità e continuità al territorio. RADICOFANI COMPIE IL SALTO DI QUALITA’. Subito nel 1154 un diario di un abate islandese Nikulas Munkathevera parla di una montagna da salire andando ad Acquapendente, chiamata Clemunt, con un castello sulla sommità detto Mala Mulier, probabilmente Radicofani. Perciò la bretella di Radicofani assume sempre più rilevanza nei confronti del tracciato a valle. Nel 1191 è ricordato Radicofani come stazione, dal re Filippo II° Augusto di ritorno dalla terza crociata. Il sovrano riporta le tappe del viaggio, ed entrando in toscana transita per REDCOC. Il fatto che un viandante così illustre scelga il tracciato di Radicofani è la prova che quello a valle era già considerato insicuro e poco difendibile, poi anche per l’importanza che il borgo aveva assunto. La stessa Callemala, il borgo in Paglia, pur conservando importanza nel 1153 era di fatto sotto il controllo di Radicofani
Il Borgo e Castello di Radicofani acquistano sempre più importanza, notevoli le attestazioni degli antichi Spedali : Xenodochio di Muliermala attestato dal 1107, Spedale di Fonte Ceccola dei monaci Camaldolesi di S.Piero in Campo attestato dal 1235, Spedale di Spineta dei monaci Vallombrosani dell’omonima Abbazia attestato dal 1255, Spedale di Santa Maria, con probabilità di proprietà dei monaci cistercensi dell’Abbazia di S.Salvatore, attestato dal 1255, Spedale di Bonaionte gestito da privati, attestato dal 1255, la Domus Leprosorum attestata dal 1302, nonche il Convento dei Francescani posto sulla via all’imbocco dell’abitato, già esistente nel 1255.
L’ accresciuta importanza di Radicofani è dovuta anche al fatto che il Borgo era diventato un nodo viario importante, oltre la via Francigena intercettava un percorso est/ovest proveniente dall’Umbria, un percorso che connetteva la Francigena, con la Via dell’Alpe di Serra, parallela della precedente che scendeva dal Brennero e terminava a Montefiascone sulla Via Cassia/Francigena. Tale percorso partiva da Città della Pieve, per poi diramarsi in due tracciati, uno passava per il castello di Camporsevoli, scavalcava il Monte Pisis o di Cetona, passava per il borgo rurale di Agellum, dove si trovava la Chiesa di S.Pellegrino, attestata già nell’837, e giungeva a Radicofani; l’altro transitava per Sarteano, Abbazia della S.S. Trinità di Spineto, e si ricollegava al percorso precedentemente descritto poco prima del borgo di Agellum. ( Radicofani e la Via Francigena e La Val d’Orcia un area di strada del Medioevo – Renato Stopani).